mercoledì 10 agosto 2011

Le nuvole passano veloci



Le nuvole passano veloci
Giovanni Pistoia

  

Le nuvole passano veloci. Sono bianche, ora sparse, ora unite in un grande abbraccio. In alcuni momenti il cielo è completamento imbiancato, qualche squarcio di azzurro si intravede di tanto in tanto, per poi scomparire, ricoperto da nuove ondate di un velo chiaro con qualche macchia, qui e là, di grigio.
Corrono veloci le nuvole. Il vento li trascina. Mi piacerebbe fermarle un attimo e chiedere loro se sanno dirmi da dove vengono, dove sono dirette. Forse non lo sanno. Forse sono indifferenti a tutto. Non conoscono e non vogliono sapere dove ha avuto origine la loro corsa, e perché, e in quale luogo si fermeranno. Sono trasportati dal vento, loro padrone assoluto. Obbediscono mute.

Il vento piega i fiori che mi stanno davanti, l’erba secca nel campo vicino; le cime degli uliveti s’inchinano al suo invisibile passaggio. Una pioggia sottile viene giù, talmente leggera che non si udrebbe se non fosse per l’odore che dalla terra arsa si spande; la terra canta, e mi fa partecipe della sua felicità. Ma anche la pioggia va dove la porta il vento.

Somiglio sempre più a questi fiori piegati, a quest’erba schiaffeggiata, alle cime sbatacchiate degli uliveti. Mi lascio trasportare, come le nuvole leggere e trasparenti; mi sento percosso, come può sentirsi il girasole senza sole; non so difendermi dagli assalti del vento. Sono in questi fiori curvati, nell’erba schiaffeggiata, nelle cime malmenate degli alberi. Sono nelle nuvole senza pace strascicate dal vento. Nelle gocce sottilissime della pioggia, che ondeggia ai capricci dell’aria.

Le nuvole passano veloci. Il vento deve eseguire qualche progetto; le nuvole dovranno essere schierate, forse, in qualche posto misterioso, come armi pronte per qualche battaglia. I fiori, belli e colorati, resistono, sembrano ubriachi appena usciti da una cantina, ma restano in piedi, e così l’erba, e così le cime argentate degli uliveti, della mimosa, che si appiccicano teneramente ai rami di un noce. Così non io. Resto a terra, tramortito dagli schiaffi, sbeffeggiato da refoli provenienti chi sa da dove.
Sento la terra umida, fresca; sprigiona energia, vita. La pioggia mi bagna. Mi lascio bagnare, voglio che la pioggia mi prenda il corpo, il viso, i capelli, le mani, i pensieri. Voglio sperare che al primo timido raggio di sole il vento rallenti la corsa, e io possa rialzarmi leggero, lindo, come un albero ripulito dalla ragnatela, dalla polvere. E al riapparire del vento, quello forte e freddo, io possa resistergli, come l’aquila sulle vette dei monti. Guardarlo in faccia e venirne a patto. In fondo, vorrei dirgli, non sei il padrone del mondo, anche tu risponderai a qualcuno o a qualcosa. Anche tu sei dentro una logica, se mai una logica c’è.


Le nuvole passano veloci
di Giovanni Pistoia
10 agosto 2011

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